
"Forlivesi da non perdere. La città sospesa." inaugura il 22 giugno 2018, presso la Sala XC Pacifici, a Forlì.
Progetto realizzato da Luca Massari
Con il sostegno e il patrocinio del comune di Forlì.
Ci sono luoghi nella città che hanno contribuito a crearne l’identità e la memoria collettiva; come tali, meritano di essere salvaguardati.
Ho individuato una serie di edifici legati alla vita economica, sociale e culturale di Forlì, che sono in attesa di una riqualificazione e di un riuso urbano che li restituisca di nuovo alla collettività in termini di fruizione e di creazione di nuove opportunità di lavoro.
In questo terzo anno del Progetto i “Forlivesi da non perdere” non sono più le persone (i commercianti nel 2016, gli artigiani nel 2017), ma gli edifici; saranno quindi essi a parlare raccontando la loro storia ed evoluzione nel tempo.
Gli edifici, raccontando se stessi, narrano la storia della città e delle persone.
Come negli anni precedenti il mio lavoro non vuole essere un censimento; scelgo di fotografare solo alcuni tra gli edifici civili e i luoghi del lavoro e della produzione da valorizzare e recuperare, quelli per me più significativi.
- Rocca di Caterina Sforza 1471 Via Giovanni dalle Bande Nere, Viale Corridoni
- Ex Convento della Ripa 1474 Via Giovane Italia, Via Curte, Via Ripa
- Ex Eridania 1900 Via Monte S.Michele, Via Gorizia
- Cinema Apollo 1913 Via Mentana 8
- Arena Forlivese 1918 Via G. Regnoli 91
- Palazzo delle Poste 1931 P.zza Aurelio Saffi
- Ex Foro boario 1932 Piazza Foro Boario 9
- Hotel della città 1957 C.so della Repubblica 117
- Ex Universal 1962 Via Maceri, Via F. Nullo
Ringraziamenti
Un ringraziamento particolare va all’architetto Davide Canali che ha curato l’introduzione alla mostra e la compilazione delle schede degli edifici, che accompagnano le fotografie.
Le fotografie
La stampa delle fotografie, in formato cm 50x75, è fine art su Canson Fotographique eseguita con plotter Epson 7890 da “Camera chiara” di Forlimpopoli.
Inaugurazione
Venerdì 22 giugno 2018 - ore 17 - Sala dei XC Pacifici - Piazza Saffi, 8 - Forlì
Orari
22 giugno - 2 luglio 2018
Lunedì / Venerdì: 16:00 - 19:00
Sabato e Domenica: 10:00 - 12:30 / 16:00 - 19:00
Mercoledì 27 giugno: 20:30 - 23:00
Forlì: la città sospesa.
I centri storici delle città italiane in questi ultimi vent’anni subiscono un lento ma progressivo abbandono. Un fenomeno che ha interessato dapprima la popolazione residente, la quale, attirata dalle comodità e dai servizi offerti nei quartieri periferici, ha preferito trasferirsi affittando il proprio alloggio in centro a studenti o a extracomunitari.
Successivamente sono state le attività commerciali, i piccoli o grandi negozi di vicinato, i cui gestori, attirati dalla possibilità di un comodo parcheggio e dalla migliore “visibilità” offerta dalla presenza di alcune catene di supermercati, preferiscono abbassare la saracinesca in centro e trasferirsi presso i centri commerciali o negli outlet.
Recentemente anche le attività terziarie, le sedi direzionali, le banche e gli studi professionali decidono di chiudere o di trasferirsi altrove.
Un problema che tocca un po’ tutte le città italiane, ma con intensità maggiore o minore in funzione della capacità della comunità locale, di rinnovarsi o di riqualificare il proprio tessuto storico con iniziative volte ad aumentare la capacità di saper attirare nuove attività.
Alcune città italiane come Firenze e Venezia, ma anche la vicina Ravenna, hanno la fortuna di possedere un enorme patrimonio storico-culturale che riesce ad attirare un forte flusso di turisti che tiene “viva” la comunità locale e riesce a convogliare denaro e investimenti nel centro storico.
Le altre città giocano la carta della “vocazione” o della forte identità cercando di arginare come possono il fenomeno. Quale è l’identità forlivese?
Per circa duecento anni Forlì è stato il capoluogo di una vasta Provincia nella quale era sorto, per merito della Ferrovia e successivamente con l’apertura del collegamento autostradale, un polo industriale.
La perdita del territorio che è confluito nella provincia di Rimini e la progressiva “concorrenza” della vicina Cesena, ha indebolito il ruolo di centro amministrativo e quindi l’importanza territoriale che aveva un tempo.
Di fatto erano presenti nel centro storico le sedi delle più importanti aziende statali e degli enti amministrativi. Una dopo l’altra chiudevano le sedi provinciali dell’Enel, e della Sip (poi Telecom, oggi TIM), liberando piccoli e grandi immobili tutt’oggi vacanti. Poi venne il turno degli immobili occupati dal distretto militare, uno dei quali è stato recuperato con l’apertura del Museo del Novecento a Palazzo Romagnoli.
Forlì era una città a forte vocazione industriale: c’era il distretto della Nautica, quello della Meccanica, dell’Imbottito, dell’Edilizia e della Chimica.
Cinque settori saldamente in mano a famiglie imprenditoriali forlivesi che erano il vanto e l’orgoglio della nostra città. Oggi questi settori sono ancora presenti, ma fortemente ridimensionati dalla crisi economica e dai cambiamenti nei costumi della gente che hanno modificato il mercato.
La chiusura dell’Aeroporto ha di fatto aggravato la situazione.
La nostra città è in cerca di un riscatto, o per meglio dire, cerca di costruirsi una nuova identità.
La felice scelta di dotarsi di un polo museale di grande prestigio come quello del San Domenico e la creazione del polo Universitario in rete con l’Università di Bologna sembra aver imboccato la strada giusta, ma ahimè il percorso è ancora lungo.
Forlì è una splendida città costellata di molti edifici che dopo essere caduti in un profondo “sonno” aspettano di potersi risvegliare, insomma la nostra è come una “bella addormentata”.
Oggi la città si sta popolando di nuove presenze: studenti italiani e stranieri popolano vie che sembravano deserte parlando una pluralità di lingue e dialetti.
Turisti e vacanzieri anche stranieri si aggirano curiosi per le vie della città muniti di cartine e guide alla ricerca della tomba di Barbara Manfredi o del palazzo del Podestà.
Speriamo che un giorno un turista s’innamori di Forlì o che qualche neolaureato, diventato imprenditore, “adotti” uno degli immobili vuoti.
(Davide Canali)